Gambo è un agglomerato di case nascoste tra il verde a 250 Km a sud di Addis Abeba su un altipiano a 2200 m. di altitudine. La popolazione residente è di circa 1500 abitanti, ma nella sua zona d’influenza gravitano circa 500 mila persone.
In questa zona depressa e tagliata fuori dalle principali vie di comunicazione, la condizione femminile è tra le peggiori del paese: mamme cariche di figli ed abbandonate dai mariti; ragazze madri condannate precocemente ad una vita precaria. Tutte hanno uno svantaggio in comune: sono analfabete. La poligamia è molto praticata ed è frequente il “ratto” delle ragazze.
Da almeno 60 anni a Gambo operano i Missionari e le Missionarie della Consolata, sostenuti da tanti volontari, medici e non, che spendono settimane, mesi, qualcuno anni, a favore della gente che giornalmente affolla l’ospedale annesso alla missione, o dei bambini e dei giovani che riempiono le aule della scuola, oppure delle donne che partecipano ai corsi di alfabetizzazione e di economia domestica. Di questa realtà si è fatta portavoce una coppia di giovani medici, i coniugi Sandra Sparesato e Marcello Mazzo, clienti della filiale Rovigo Uno, i quali, in prossimità dell’ennesimo viaggio per attività di volontariato, si sono fatti promotori di una delicata, oltre che discreta, opera di sensibilizzazione.
"Donando alcune magliette alla dottoressa Sandra Sparesato, mai avremmo immagginato di entrare in contatto con una realtà così coinvolgente. Al suo ritorno - confessa il direttore della filiale Rovigo Uno, Francesco Omietti - ci ha parlato del progetto di microcredito “Kadest Mariam” (Santa Maria), portato avanti con successo dalle suore della Consolata ed appoggiato da diversi laici, come la stessa Sparesato. Abbiamo quindi deciso, nel nostro piccolo, di dare visibilità e supporto a questa iniziativa di emancipazione femminile"
Il progetto, della durata di quattro anni, prevede la consegna di un prestito in denaro con cui iniziare un’attività in proprio. Le donne, prima di ricevere il finanziamento, devono frequentare per due anni i corsi di formazione in cui imparano a leggere e a scrivere e ricevono istruzioni su come gestire la propria attività. Più che un esercizio di microcredito, sembra di assistere alla creazione di una vera e propria piccola Bcc, con documenti da compilare, firme e controfirme da apporre. Tale procedura rafforza l’importanza dell’atto sottoscritto. Inoltre, porre la firma in un documento conferisce alle donne il senso di autostima, d’importanza e di autorità in seno alla propria famiglia.
Attualmente i corsi di formazione sono stati organizzati in cinque comunità della missione, con la partecipazione di circa 560 donne, delle quali 225 hanno avuto accesso al microcredito. Ogni gruppo ha un responsabile e il “sindaco” del paese è il garante al quale ci si rivolge in caso di mancata restituzione del prestito. Le donne per accedere al prestito devono procurarsi due testimoni. Il primo finanziamento è di 500 Birr (circa 25 euro). Ogni anno il finanziamento va restituito e successivamente riconcesso al beneficiario maggiorato di 100 Birr. Le attività intraprese da queste donne sono varie: affittare la terra, acquistare una mucca da latte, una pecora già gravida (per avere subito agnellino e latte) o galline per la produzione di uova, sementi per le coltivazioni, esercizio di piccoli commerci.
Fino ad oggi il 100% delle donne ha restituito il prestito. Mentre aumentano le partecipanti ai gruppi già costituiti, altre comunità chiedono di poter godere di tale iniziativa: le donne hanno capito che l’alfabetizzazione e l’esercizio di una microattività è l’unica strada per uscire dall’emarginazione, diventare protagoniste della gestione familiare e reclamare la parità con gli uomini in seno alla famiglia e alla società.
Pubblicato su "Banca Domani" n° 1 aprile 2011 - Anno X